Un numero che sembra un limite di velocità e invece è il grande segreto del limite della vita umana. Una ricerca italiana pubblicata sulla rivista “Science” e condotta nell’Università La Sapienza di Roma ha infatti stabilito che superati i 105 anni di età il rischio di morire si stabilizza e diventa impossibile stabilire per quanto tempo si possa ancora vivere. Dall’analisi dei dati degli oltre 400 ultracentenari sottoposti in passato alla ricerca è infatti emerso che il rischio di morte accelererebbe esponenzialmente con l’età fino a 80 anni, per poi rallentare progressivamente fino a rimanere costante proprio dopo i 105 anni. Insomma, difficile stabilire quale sia il limite biologico della vita umana.

Quello che certamente si sa, è che ci sono luoghi dove si vive più che altrove. Sono le cosiddette blue zone, aree geografiche dove il numero dei centenari in proporzione alla popolazione è estremamente elevato. Tra queste aree c’è, come è noto, la Sardegna e in particolare l’Ogliastra. Ci sono fattori ambientali, dovuti al vivere in aree non inquinate, altri legati allo stile di vita fatto di cibo sano e di un’attività fisica che viene mantenuta anche in età avanzata e certamente anche fattori genetici, come hanno dimostrato gli studi sul DNA dei sardi.

Non è un caso che gli abitanti delle zone più isolate della Sardegna, come Ogliastra e Barbagia, abbiano una continuità genetica con quelle preistoriche. In sostanza i sardi odierni evidenziano un più elevato grado di somiglianza genetica con i campioni di DNA estratto da resti preistorici provenienti dallo stesso territorio ma anche da siti neolitici (tra 10.000 e 7.000 anni fa) e pre-neolitici (oltre 10.000 anni fa) dell’Europa continentale. La genetica, quindi, potrebbe essere uno dei fattori che alimentano il segreto della longevità dei sardi che abitano in queste aree più remote.

La ricerca dell’università romana ha evidenziato come per le generazioni di nascita più giovani i livelli di mortalità siano leggermente più bassi. Si tra di un dato che, “unito a quello relativo alla crescita dei super centenari negli ultimi anni, indica un aumento nel tempo della longevità umana”. Anche in altre specie animali, inoltre, è stato registrato un andamento simile della mortalità alle età più estreme.

Secondo i ricercatori, ciò farebbe pensare che esista una spiegazione comune dal punto di vista evolutivo. Fino a oggi, a causa della mancanza di dati affidabili su questi “pionieri della longevità”, la comunità scientifica si è divisa. Da una parte c’era chi sosteneva che la curva dei rischi di mortalità continuasse ad aumentare esponenzialmente con l’età, dall’altra chi, invece, era convinto che decelerasse per poi raggiungere un livello costante alle età più elevate. La scoperta di questa soglia non solo dà una risposta chiara e certa sulle curve di mortalità, ma è cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base della longevità umana e gli sviluppi futuri delle teorie sull’invecchiamento. 

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