Tortoweekend Reportage. Dalle arance alle magliette: il progetto Orange Fiber |
TortoWeekend | |||
Venerdì 01 Febbraio 2013 15:01 | |||
Tra gli agrumi ed i tessuti, le nanotecnologie: “Le proprietà delle arance vengono immagazzinate in microcapsule da fissare sul tessuto. Resistono fino a 40 lavaggi”, spiega Adriana. In gergo, si definiscono tessuti cosmetici. Ma l’applicazione non è solo cosmetica, come sottolinea Enrica: “I capi funzionano un po’ come una crema per il corpo: una volta indossati, rilasciano sulla pelle le sostanze contenute nelle microcapsule. Gli agrumi hanno proprietà anti-ossidanti, ma bisogna anche ricordare che la vitamina C è una delle più volatili: grazie al nostro progetto, sarà più facile garantirne il fabbisogno giornaliero”. In cantiere ci sono già una collezione di dieci capi, ispirata al concetto dell’abbraccio, e una collaborazione con associazioni di donne in difficoltà e persone svantaggiate per la realizzazione degli abiti. Nel team, oltre ad Adriana ed Enrica, ci sono anche la 28enne Paola Bonaccorsi, laureata in economia e management, Stefania Cauzo, 27enne laureata in economia aziendale, e Manfredi Grimaldi, 32 anni, esperto di economia agroalimentare. Dal 1 marzo al 30 aprile il team vivrà nel campus tecnologico di Make a Cube, il primo incubatore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale e ambientale. La selezione, che ha coinvolto oltre 580 progetti, è infatti solo il primo step del concorso: le dieci idee vincitrici verranno sviluppate e, al termine del periodo di lavoro nel campus, presentate ad una platea di possibili investitori e partner aziendali. “Orange Fiber ci ha colpito perché, nel suo campo, parte da un concetto abbastanza rivoluzionario: creare un capo di vestiario che faccia bene al corpo. E oltre alla moda e al benessere, punta anche a risolvere un problema ambientale“, racconta Matteo Bartolomeo, Ceo di Make a Cube. Ma risponde pure a uno dei requisiti indicati da Andrea Costa, il responsabile del programma Expo 2015 per Telecom Italia, e cioè “fare in modo che la tecnologia non sia fine a sé stessa. Cambiando la vita, in meglio, a milioni di persone”. Fonte Greta Sclaunich
|